la 55a Biennale di Venezia – Il padiglione della Repubblica popolare del Bangladesh

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Il padiglione nazionale della Repubblica popolare del Bangladesh alla 55a Biennale di Venezia

4 Giugno – 24 Novembre 2013

a cura di  Francesco Elisei e Fabio Anselmi

Il supernaturalismo è un approccio estetico affrontato in Italia durante il Rinascimento e poi ripreso nel tardo Ottocento dal filosofo Willar Van Orman Quine. Il perno del pensiero solca i campi arati del pensiero antropologico dove l’uomo è artefice del proprio destino, unito, allo strumento di indagine della realtà in cui vive l’uomo, che non può solo essere la scienza matematica, bensì risulta di gran maggiore ampiezza utilizzare la percezione visiva in chiave artistica  quale abecedario per iniziare il lungo cammino didattico di Chi Siamo? Da Dove Veniamo? Dove andiamo?

L’ambiente è in costante rapporto con gli elementi che lo compongono, fissi o eterei che siano, l’antropologia umana nè fa parte e sistematicamente è in perenne conflitto con se stessa e con l’ambiente circostante. L’essere umano raccoglie a sè tutte le energie demiurghe di cui è composto e le canalizza nell’ambito della produzione di creazioni artistiche le quali divengono lo strumento per indagare e comprendere la realtà. Filippo Brunelleschi capì che la realtà di cui siamo composti ha una base matematica e la percezione di essa può avvenire solo attraverso lo scandire prospettico percettivo, ancora Leonardo, artista sommo, spiegò utilizzando il suo stile denominato a ” pulviscolo” che la realtà apparente ne ha un’altra invisibile ad occhio nudo ma che fonda con i suoi atomi la vita così come la percepiamo ad occhi nudi, come non citare il suo adagio “…quando tutto è perso non resta che la natura…”. O come non ricordare Galilei fragrante osservatore della Luna e le sue luci, in quei momenti di indagine scientifica non percepisce macchie ma ombre, variazioni di chiaroscuro, tecniche apparentemente per noi solo artistiche ma che sono il metro di comprensione e supportano lo scienziato nel comprendere l’immanenza della nostra realtà. Da queste considerazioni prende avvio il concept del Padiglione del Bangladesh alla 55th Biennale di Venezia, all’interno del tema più generale del Palazzo Enciclopedico, dove l’autodidattismo e la legge universale che niente si crea o si distrugge ma tutto si trasforma, è l’evidenza di un primato dell’arte come anello di unione fondamentale, un diritto fondamentale dell’essere umano.

Il gruppo Chhakka6 ( Mokhlesur Rhaman, Ashok Karmaker, Uttam Kumar Karmaker, Lala Rukh Selim, Zahidul Mustafa, Mahbub Shamil, ), insieme a Dhali Al Mamoon, Yasmin Nahar Nupur e agli artisti Gianfranco Meggiato, Gavin Rain e la scuola d’arte Charupit, offrono quell’umana attitudine alle affinità elettive, alla comprensione dell’altrui destino, alla libertà espressiva in tutte le sue forme, alla potenzialità espressiva che il paese propone, dove si è contemporanei attraverso le proprie origini. Nel padiglione sono presenti dei bambini in età prescolare, la scuola Charupit, una scuola unica nel suo genere in Bangladesh e nel mondo, dove l’alfabetizzazione è prevista dando molto spazio all’arte, come concetto e come produzione, ed è fondamentale avere anche questo contributo, ci fa capire quanto nella crescita sociale dell’essere umano la formulazione dell’oggetto e la costituzione dell’immagine debba essere una condizione, tanto è breve lo iato tra queste due parti, tanto siamo dinanzi ad un’opera d’arte contemporanea.

In ultimo vanno i ringraziamenti all’Ambasciata del Bangladesh in Italia, al Governo del Bangladesh, alla Shilkapala Academy.

Francesco Elisei, Fabio Anselmi